Mettere una croce su un simbolo di partito è un atto simbolico: un essere umano, con tutta la sua vita, la sua storia, i suoi pensieri e sentimenti, sceglie in quel momento da chi farsi rappresentare. E in modo relativo, da chi farsi controllare, poichè sarà poi il vincitore di una elezione a fare le leggi che varranno per tutti.
Ma se simbolicamente un voto sembra essere più importante di una spesa al supermercato, a livello pratico non lo è.
Il vincitore delle elezioni in un paese normale avrà sempre dei limiti a quello che potrà fare, limiti imposti tanto dall’alto delle entità più o meno ufficiali a lui superiori, quanto dal basso, dovrà cioè mostrare almeno un po’ di rispetto nei confronti di chi lo ha votato, se vorrà mantenere quei voti. Persino i dittatori, che non sono soggetti ai verdetti delle urne, se tirano troppo la corda si assoggettano a verdetti spesso più definitivi e radicali, quelli delle piazze, chiedetelo a Luigi XVI, o anche solo a Ben Ali.
Ora, quando si compra un prodotto, si contribuisce al potere economico di chi lo produce, anche se in maniera minima, esattamente come un singolo voto è infinitesimo rispetto alla massa. Ma della somma di queste piccole frazioni, politica ed economia mondiali sopravvivono, rispettivamente del nostro voto e dei nostri soldi, sì, proprio dei nostri, il singolo voto e il singolo euro di noi comuni mortali.
Il voto lo si può cambiare, se delusi, aspettando le elezioni successive. Ma il denaro, una volta speso, non possiamo riprendercelo. Non ci appartiene più. E quindi può essere utilizzato da chi se lo è preso nel modo che vuole, con una discrezionalità totale, e senza doverne rendere conto a me. Con quel denaro può anche comprarci il proiettile con cui uccidermi.
In pratica, do’ più potere nelle mani di qualcuno quando faccio acquisti, piuttosto che quando voto.
Faccio più attenzione a cosa compro ultimamente.
Perchè non posso indignarmi per un politico che se ne esce con una boutade razzista (verba volant!), e poi mettere in tavola, per trent’anni di fila ogni giorno, il prodotto di un’azienda con cause per lesioni dei diritti umani in 12 paesi diversi.
Non posso neanche chiudere gli occhi e dirmi che così non vivo più, perchè in fondo sono tutti uguali. Devo fare una scelta consapevole. Perchè è vero, in fondo dietro a ogni prodotto che trovo al supermercato ci sarà sempre qualche “passaggio oscuro”, fossero anche i turni massacranti a cui viene sottoposta la cassiera interinale che me lo fa pagare, come anche ogni partito politico umano e imperfetto ha e avrà sempre magagne innegabili, sia ideologiche che sostanziali. Ma il voto si può anche non dare a nessuno, si può scegliere di sostenere una futura società migliore non portata da esseri umani. I miei soldi invece, finchè vivo in questa società, devo per forza spenderli.
In politica posso restare neutrale. Al supermercato, mi turo il naso e compro il meno peggio.